La venerazione a Sant'Oronzo portava ogni anno un gran flusso di pellegrini verso il santuario dei colli ostunesi e gente a piedi o a cavallo, di ogni ceto sociale, laica ed ecclesiastica, si metteva in viaggio da ogni angolo del Salento e della Puglia per esternare la propria devozione al santo e per implorare qualche grazia. Gli ameni colli ostunesi in ogni periodo dell'anno vedevano sfilare i pellegrini e i folti boschi e le cavità naturali situate tra gli anfratti delle Murge, offrivano all'occorrenza un valido riparo, nel caso di improvvisi rovesci atmosferici, ai viandanti. Era inoltre naturale, giunti sul posto, soprattutto nei mesi caldi, sostare di giorno all'ombra di querce secolari e consumare quanto contenuto nella bisaccia. A testimonianza di ciò riportiamo un inedito documento risalente al 1752 che consente di inquadrare il fenomeno devozionale verso Sant'Oronzo in un contesto del tutto normale per quei tempi. E' la descrizione di una giornata vissuta da un facoltoso cittadino ostunese, Donato Antonio Vita, all'insegna della devozione e del pellegrinaggio al Santuario, che si conclude con un pranzo offerto dallo stesso devoto a un gran numero di gente, sicuramente povera e condotta fino alla chiesa del "Morrone" su un carro guidato da qualche vaticale. Una precisa scansione temporale degli avvenimenti colti con estrema naturalezza dal notaio-cronista ci consente di cogliere a pieno come fosse vissuta la giornata di un devoto nel XVIII secolo. L'atto, redatto dal notaio Tommaso Baldari il 6 febbraio 1752, fa riferimento ad una testimonianza resa a favore del magnifico Donato Antonio Vita per attestarne lo spirito di carità e l'attaccamento alle pratiche religiose: "In publico testimonio personalmente costituiti nella nostra presenza Vito Oronzo, Francesco Paolo Tanzarella e Giuseppe Marzio di questa città di Ostuni, li quali hanno attestato come si ricordano benissimo che nel dì otto del mese di luglio caduto anno 1751, essendosi portati nella chiesa di sant'Oronzo fuori le mura di questa città in compagnia del signor Donato Antonio Vita e sua famiglia ed alcuni forestieri della città di Barletta per causa di devozione, ivi ritrovarono il sacerdote don Oronzo La Ghezza che si trattenne sino l'ora di pranzo del detto giorno e poi se ne andiede via, ed esso signor Donato Antonio doppo fatto le sue devozioni si pose a pranzare a tavola con tutta la sua comitiva, e quella terminata, che potevano essere l'ore diciassette (le undici) della mattina, dopo aver riposato per lo spazio di un'altra ora se ne ritornarono in questa città di Ostuni (il palazzo Vita era stato da pochi anni costruito da mastro Nicola Antonio Maldarella, sopra l'arco ed il torrione di Porta Nova) in compagnia del sopradetto Giuseppe de Martiis, di più esso mastro Vito Oronzo e Giuseppe attestano che Giuseppe Pomes vaticale del sudetto signor Donato Antonio Vita, nello stesso giorno otto luglio più volte si portò da Ostuni in sant'Oronzo e da sant'Oronzo in Ostuni per prendere robbe che servivano per il pranzo, come sopra, e per portare anche gente a cavallo, e doppo terminato il pranzo condusse un carico di robbe in Ostuni in casa di esso signor Donato Antonio Vita, e poi se ne ritornò nuovamente in sant'Oronzo donde la sera si restituì in questa città di Ostuni in comitiva dei sopradetti e forestieri di Barletta...".
Sommità di Monte Morrone da cui si scorge il santuario
Sommità di Monte Morrone da cui si scorge il santuario