Fu la peste del 1656 a far crescere a dismisura nel Salento la devozione verso sant'Oronzo, ritenuto il santo evangelizzatore dell'intera penisola salentina. Sia Lecce sia Ostuni vollero fare di sant'Oronzo un santo patrono e protettore delle due città. In Ostuni si venerava sin dal Medioevo S. Biagio, considerato il santo patrono, mentre il culto di sant'Oronzo si pensava fosse maturato in pieno Seicento e soprattutto durante il 1656, quando una tremenda epidemia colpì la capitale del Viceregno spagnolo e decimò la popolazione. Oltre Napoli furono colpite numerose altre località ed anche la Puglia fu infettata dal morbo della peste in Capitanata e in Terra di Bari. Ostuni non registrò alcun contagio e l'evento fu ritenuto miracoloso. Si risvegliò quindi in modo prepotente la venerazione verso sant'Oronzo a cui fu attribuito il miracolo dello scampato pericolo. Gli Ostunesi in segno di ringraziamento raccolsero i fondi necessari e ricostruirono dalle fondamenta la chiesa di monte Morrone ubicata a pochi chilometri dell'abitato lungo la strada detta dei Colli. L'attuale chiesa non è però l'unica testimonianza architettonica del luogo. Nelle vicinanze della chiesa si scorge infatti uno dei monumenti salentini più interessanti del XVIII secolo e consistente in un arco di trionfo alle cui spalle si ammira un'irta scalinata barocca che culmina con la cappella del fonte miracoloso dove, per tradizione, il santo colpendo la roccia con un bastone fece sgorgare l'acqua. Nei pressi si può ammirare, inoltre, un monumento lapideo del santo realizzato nella prima metà dell'Ottocento, nonché il famoso cippo della peste del 1691. Storicamente il più antico documento riguardante il santuario ostunese di sant'Oronzo risale al 1567, cento anni prima del fatidico anno della peste. Il canonico del capitolo cattedrale Federico Lercario, appartenente ad una delle famiglie più ricche e potenti della Ostuni medievale, per testamento legava alla chiesa di sant'Oronzo diversi suoi beni ed una masseria. Il 4 giugno di quell'anno si riunirono nel palazzo dell'episcopio, sito di lato alla cattedrale e da pochi anni ricostruito, i pubblici rappresentanti cittadini con alla testa il magnifico Cesare Palmieri in qualità di sindaco e con licenza accordata dal capitano della piazza di Ostuni il magnifico Camillo Monaco, per prendere atto del testamento del Lercario. Le proprietà di quest'ultimo site nei pressi della chiesa consistevano in abitazioni, in boschi, orti e vigneti ed anche nel monte che conduceva al feudo di Agnano, confinante con la chiesa "diruta" della Beata Vergine dei Greci, nome con cui veniva indicata nel Cinquecento la chiesa di
santa Maria di Agnano, ricostruita nella prima metà del Seicento dal vescovo Melingi, e dove recentemente il prof. Donato Coppola ha scoperto i resti della donna col feto in grembo risalente ad oltre ventiquattromila anni fa. Il Lercario, per particolare devozione verso il santo, legò i suoi beni al sacerdote pro tempore addetto alle sacre funzioni da celebrarsi nella chiesa di sant'Oronzo ed i rappresentanti cittadini presero atto in un pubblico parlamento del contenuto del testamento. Anche i rappresentanti del clero con in testa il vescovo del tempo si riunirono nella stessa sala grande dell'episcopio e discussero le ultime volontà del canonico Lercario. Le notizie riguardanti il testamento di Federico Lercario sono riportate nel volume manoscritto risalente al 1870 del francescano Serafino Tamborrino e costituiscono un'importante testimonianza sulla effettiva esistenza di un'antica chiesa dedicata a sant'Oronzo ed ubicata sul monte Morrone. Le considerazioni da farsi in ordine al contenuto dei documenti sono molteplici. In primo luogo si rileva l'importanza del culto del santo nel XVI secolo, che era sicuramente molto diffuso, e questo spiega i motivi per cui vi erano i pii legati testamentari a favore della chiesa. In secondo luogo è da credere che sin dal medioevo fosse esistita la primitiva chiesetta edificata sopra la grotta dove ancora oggi si ammira l'antico affresco con l'immagine di sant'Oronzo. Anche la sorgente situata nelle vicinanze doveva essere conosciuta dai numerosi pellegrini che percorrendo gli antichi sentieri e la via Appia si recavano a Brindisi. Non è da escludere che il santuario di S. Oronzo attestato nel XVI secolo fosse stato in precedenza un monastero ospizio, come quelli documentati di Rialbo di Sopra e Casamassima, indicati in diversi documenti del Cinquecento col nome greco di Xenodochi (ospizi), ubicati lungo la stessa strada detta di Agnano. L'antichissima via di Agnano in effetti pullula di santuari (san Biagio in Rialbo, sant'Oronzo, santa Maria di Agnano) e di xenodochi e per secoli è stata sicuramente una via romea o di pellegrini. Andare alla scoperta delle origini del santuario di sant'Oronzo ubicato sul monte Morrone tra le amene colline ostunesi ricche di macchia mediterranea e di secolari querce, significa certamente ripercorrere una pagina importante della storia medievale della nostra regione per risalire ai primordi della penetrazione del messaggio evangelico in questa vasta area delle Murge meridionali.