Tratto dal saggio edito da Schena - Note storiche di Luigi Greco - dipinti di Crocifisso Valente
►1 ►2 ►3 - Altre notizie sui portali - Galleria Fotografica




Delle diverse centinaia di portali che un tempo facevano bella mostra di sé sulle facciate degli antichi immobili ne sono rimasti una cinquantina, esclusi quelli delle chiese. Una trentina di essi si trovano all'interno del nucleo antico dell'abitato detto rione Terra. I restanti sono ubicati nei quartieri sei-settecenteschi appellati borgo Grande, o dello Spirito Santo, borgo Celso, borgo Casalicchio, borgo di sant'Elena, borgo del Monterrone o Sasso. Quelli del rione Terra appartengo al Cinquecento (l'ultimo ventennio) e al Settecento (la seconda metà del secolo). I primi si spiegano col momento di massima floridezza economica raggiunta dalla città nel periodo in cui non ebbe a dipendere da nessun feudatario e fu città regia (1559-1639). La guerra dei Trent'anni ed il processo di rifeudalizzazione avvenuti nel Seicento, furono fatali a tutte le città meridionali e quindi anche ad Ostuni che era considerata tra le città importanti di tutto il viceregno per avere avuto nel corso della sua storia, decine e decine di diplomi regi raccolti nel "Libro Rosso" di L. Pepe. Le dimore cinquecentesche del patriziato ostunese salvatesi dalla distruzione, costituiscono un'eloquente testimonianza di un'epoca felice mai raggiunta. In quel periodo le abitazioni dei nobili e le chiese si riempirono di opere d'arte di notevole valore (basti pensare alla tela della deposizione di Paolo Veronese, arrivata in città nel 1574 e collocata nella chiesa dell'Annunziata dove faceva capo la colonia di cittadini veneti che dimorava in Ostuni, ed a quella di santa Cecilia dipinta da Palma il Giovane e purtroppo trafugata negli anni Sessanta dalla cattedrale). Le caratteristiche dominanti dei portali cinquecenteschi sono date dal bugnato e dalle forme elaborate dell'ultimo rinascimento, o manierismo.


Palazzo delle 'Muse' - Seconda metà del 1500
Palazzo delle 'Muse' - Seconda metà del 1500
Palazzo delle 'Muse' - Seconda metà del 1500



Il materiale adoperato veniva così descritto da Cosimo De Giorgi in "Descrizione geologica e idrografica della provincia di Lecce" (1922): "Calcari compatti bianchi omogenei. Si trovano nelle colline di Ostuni, di Carovigno, di Martina, di Ceglie e di san Vito dei Normanni. Si prestano bene alla lavorazione, alla scultura e possono lucidarsi come il marmo. Esposti all'aria ed alle piogge perdono dopo qualche anno il loro candore marmoreo e si coprono di licheni, i quali carbonizzandosi danno alla pietra una tinta nerastra di un effetto poco gradevole alla vista, come si osserva per esempio in Ostuni nella facciata del Duomo e nella guglia di S. Oronzo nella piazza municipale e altrove". Nelle aree citate questo calcare è appellato "pietra gentile" ed è il materiale di cui sono fatti i portali di Ostuni e i tanti monumenti con la pietra a vista. Lungo l'attuale via Cattedrale, all'altezza del n° 35 troviamo il prospetto del palazzo fatto edificare nel 1575 da Giovan Battista Siccoda (1)
Via Cattedrale, 35 Palazzo Siccoda, anno 1575 (altre note in fondo alla pagina).
, mercante napoletano. Presenta attualmente tre aperture ma all'origine, osservando i piedritti, solo quello centrale era il portale, mentre ai lati trovavano posto le due ampie finestre con cornici a rilievo. L'originaria scalinata è andata distrutta e ciò che si osserva evidenzia interventi posticci. Il palazzo si affacciava sulla cinquecentesca piazza del Moro, spaziosa e circondata da palazzi rinascimentali. Alla sua destra vi era la chiesa di Ognissanti, fatta abbattere nel 1712 dal duca Zevallos assieme ad altri palazzi per ricavare il suolo su cui edificare il proprio palazzo. Il palazzo ducale è andato distrutto nel 1880 ed al suo posto si osserva il palazzo neoclassico con lo stemma della famiglia Ayroldi. Al numero civico 28 corrisponde il portale (2)
1) Piazza Pietro Sansone, 18
2) Via Cattedrale, 28 (altre note in fondo alla pagina).
di un palazzo settecentesco andato distrutto. In largo Pietro Sansone (già piazza del Moro), al numero civico 18 troviamo un portale (2)
1) Piazza Pietro Sansone, 18
2) Via Cattedrale, 28 (altre note in fondo alla pagina).
1) Piazza Pietro Sansone, 18
2) Via Cattedrale, 28 (altre note in fondo alla pagina).
del 1802.
Palazzo Zaccaria - 1777
Ostuni: la Città Bianca
Palazzo Zaccaria - 1777



E' il classico portale rococò col motivo ad orecchie laterali e la cornice arcuata ed innalzata per poter contenere lo stemma. Costituisce l'ultimo esempio di scultura rococò in Ostuni. Se si esclude il portale della chiesa di san Vito Martire, lungo via Cattedrale non incontriamo altri palazzi con portali antichi. All'imbocco di via Bixio Continelli, numero civico 2, troviamo il portale (3)
Via Bixio Continelli, 2 (altre note in fondo alla pagina).
detto della musica per l'iscrizione del fregio " AMUSE NE INGREDITOR". Rimanda agli ultimi decenni del XVI secolo ed è simile al portale dei Lercario appena visibile lungo il fianco della chiesa di san Pietro. L'architrave poggia su colonne anellate mentre l'arco presenta una cornice con pietre lavorate a bugnato semplice. Al numero civico 10 troviamo il classico portale-loggione (4)
Via Bixio Continelli, 10 (altre note in fondo alla pagina).
, tipico di numerosi edifici realizzati nella seconda metà del XVIII secolo. Avvicinandoci alla chiesetta di san Giacomo incontriamo alcuni portali (5)
1) Via Bixio Continelli, 84 - 2) Via Bixio Continelli, 81. - 3) Via Bixio Continelli s.n. (altre note in fondo alla pagina).
a bugnato cinquecenteschi realizzati sotto i pontoni all'altezza dei numeri civici 81 e 84. Di simili ve ne sono diversi altri salvatisi da distruzioni o manipolazioni e collocati in altri punti della città. Lasciato sulla destra l'arco di porta san Demetrio si percorre via Stefano Trinchera. Al numero civico 68 corrisponde il portale (6)
Via Stefano Trinchera, 68 (altre note in fondo alla pagina).
del palazzo Jurleo realizzato intorno al 1750 dalla trabeazione elaborata in stile rococò e teste alate al posto dei classici capitelli a sostenere la cornice. All'altezza del numero civico 74 corrisponde il portale (7)
1) Via Stefano Trinchera, 74 - 2) Via Stefano Trinchera, 76 (altre note in fondo alla pagina).
del palazzo Calamo edificato nel 1769 dal capomastro e scultore Giuseppe Fasano. Nel 1790 fu realizzato l'altro portale corrispondente al numero civico 76. L'influenza del maestro Fasano è avvertibile in un gran numero di portali e facciate di palazzi. Egli era originario di Martina Franca e si era trasferito in Ostuni nel 1748, dopo aver sposato una figlia del noto capomastro ostunese del secolo, Nicola Antonio Maldarella, a cui si deve la costruzione del palazzo vescovile, del seminario, della chiesa di san Vito e di quella di san Francesco, nonché diversi palazzi cittadini e ville di campagna.
Palazzo Falgheri - Seconda metà del 1500
L'obelisco di sant'Oronzo
Palazzo Falgheri - Seconda metà del 1500


(1)
L'edificio fu edificato da Giovanbattista Siccoda la cui immagine è presente nel medaglione destro del fregio del terzo portale. Sul portale di centro (l'unico vero portale perché i laterali realmente erano cornici di finestre ) si trova scolpito il motto della famiglia: FORTUNAS EX LABORIBUS VENARI OPORTET. Dopo il fallimento del banco dei Siccoda l'edificio passava in proprietà degli amministratori cittadini sul finire del Cinquecento e veniva usurpato dai duchi Zevallos nella seconda metà del XVII secolo per adibirlo a loro dimora prima della costruzione del palazzo ducale adiacente un tempo a quello dei Siccoda ed oggi distrutto.
(2)
1) Piazza Pietro Sansone, 18. Il portale porta impresso l'anno di costruzione - 1802 - ed è l'ultima testimonianza architettonica del linguaggio rococò in Ostuni. 2) Via Cattedrale, 28 Il portale faceva parte di un palazzo settecentesco edificato in faccia a quello dei duchi Zevallos e su un area un tempo di pertinenza della medievale chiesa di Ognissanti. Evidenzia un motivo barocco ed è tra le poche testimonianze rimaste degli innumerevoli edifici barocchi esistenti lungo la via Cattedrale andati distrutti nella seconda metà del XIX secolo.

(3)
Via Bixio Continelli, 2. Il portale fa parte di un complesso architettonico risalente alla seconda metà del Cinquecento e presenta una trabeazione classica e due colonne ad anelli. Sul fregio si trova la seguente iscrizione: AMUSE NE INGREDITOR e riteniamo sia appartenuto al capitolo della cattedrale che vi eresse una scuola di canto.

(4)
Via Bixio Continelli, 10. L'enorme portale sormontato dal maestoso loggione rimanda alla seconda metà del XVIII secolo e fu realizzato dai maestri muratori della famiglia Trinchera. Il palazzo rivela origini cinquecentesche ed apparteneva alla nobile famiglia dei Palmieri.

(5)
1) Via Bixio Continelli, 84. Il portale situato sotto un pontone è a bugnato semplice e rimanda al XVI secolo. Era di proprietà della nobile famiglia dei Petrarolo.
2) Via Bixio Continelli, 81. Il portale a bugnato fa parte della scatola muraria del palazzo Urselli e si trova situato sotto un pontone.
3) Via Bixio Continelli s.n. E' l'archivolto della chiesa di San Giacomo risalente al 1423 e edificata per volere della nobile famiglia dei Caballerio originaria della città di Brindisi. Gli elementi decorativi testimoniano una sensibilità artistica improntata all'arte gotica.

(6)
Via Stefano Trinchera, 68. Il portale di gusto rococò dalle linee ondulate faceva parte del palazzo Jurleo risalente alla seconda metà del XVIII secolo ed andato in gran parte distrutto. Gli elementi formali del portale rimandano al loggione della facciata della chiesa di San Vito Martire e costituiscono una testimonianza del linguaggio rococò giunto in Ostuni proprio col progetto proveniente da Napoli della chiesa.

(7)
1) Via Stefano Trinchera, 74. Il portale si presenta sormontato da una modesta loggia e fa parte del palazzo Calamo edificato dal maestro muratore e scultore Giuseppe Fasano nel 1767. Le linee rimandano al gusto rococò.
2) Via Stefano Trinchera, 76 è il secondo portale del palazzo Calamo ed immette in un cortiletto. Porta impresso il 1790 come anno di costruzione.