E' il classico portale rococò col motivo ad orecchie laterali e la cornice arcuata ed innalzata per poter contenere lo stemma. Costituisce l'ultimo esempio di scultura rococò in Ostuni. Se si esclude il portale della chiesa di san Vito Martire, lungo via Cattedrale non incontriamo altri palazzi con portali antichi. All'imbocco di via Bixio Continelli, numero civico 2, troviamo il portale
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detto della musica per l'iscrizione del fregio " AMUSE NE INGREDITOR". Rimanda agli ultimi decenni del XVI secolo ed è simile al portale dei Lercario appena visibile lungo il fianco della chiesa di san Pietro. L'architrave poggia su colonne anellate mentre l'arco presenta una cornice con pietre lavorate a bugnato semplice. Al numero civico 10 troviamo il classico portale-loggione
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, tipico di numerosi edifici realizzati nella seconda metà del XVIII secolo. Avvicinandoci alla chiesetta di san Giacomo incontriamo alcuni portali
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1) Via Bixio Continelli, 84 -
2) Via Bixio Continelli, 81. -
3) Via Bixio Continelli s.n. (altre note in
fondo alla pagina).
a bugnato cinquecenteschi realizzati sotto i pontoni all'altezza dei numeri civici 81 e 84. Di simili ve ne sono diversi altri salvatisi da distruzioni o manipolazioni e collocati in altri punti della città. Lasciato sulla destra l'arco di porta san Demetrio si percorre via Stefano Trinchera. Al numero civico 68 corrisponde il portale
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del palazzo Jurleo realizzato intorno al 1750 dalla trabeazione elaborata in stile rococò e teste alate al posto dei classici capitelli a sostenere la cornice. All'altezza del numero civico 74 corrisponde il portale
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1) Via Stefano Trinchera, 74 -
2) Via Stefano Trinchera, 76 (altre note in
fondo alla pagina).
del palazzo Calamo edificato nel 1769 dal capomastro e scultore Giuseppe Fasano. Nel 1790 fu realizzato l'altro portale corrispondente al numero civico 76. L'influenza del maestro Fasano è avvertibile in un gran numero di portali e facciate di palazzi. Egli era originario di Martina Franca e si era trasferito in Ostuni nel 1748, dopo aver sposato una figlia del noto capomastro ostunese del secolo, Nicola Antonio Maldarella, a cui si deve la costruzione del palazzo vescovile, del seminario, della chiesa di san Vito e di quella di san Francesco, nonché diversi palazzi cittadini e ville di campagna.