Il 28 luglio 1754 si accendevano le candele per appaltare i lavori relativi alla costruzione della torre dell'orologio da situarsi tra piazza sant'Oronzo, detta anche la prima piazza, e piazza san Francesco, conosciuta come la seconda piazza. Il sindaco Geronimo Spennati e gli eletti Arcangelo Ayroldi e Antonio Serio, unitamente al governatore Diomede Pascale e al serviente della corte ducale Evangelista de Salvatore si recavano in una delle piazze cittadine, "e proprie in petra banni" dove il serviente su comando del sindaco iniziava a bandire la gara d'appalto ad alta voce: "Audite, chi vuole applicare alla fabrica dell'edificio del nuovo orologio da costruirsi nel torrione sopra la Porta del Ponte di detta città, secondo il disegno dell'edificio sudetto, venghi a dare l'offerta". Dopo ripetuti inviti, si offrì di portare a buon fine l'opera il mastro muratore Francesco Paolo Trinchera per centocinquanta ducati. Il capitolato d'appalto stipulato tra le parti contraenti è interessante per molteplici ragioni: in primo luogo perché riporta una dettagliata analisi delle cose da fare e dei materiali da impiegare, e poi perché descrive la nuova costruzione nei minimi dettagli e dimostra in modo inconfutabile che gli antichi amministratori comunali prevedessero sempre la coperture delle pietre con l'intonaco sul quale veniva applicata la calce a protezione dello stesso. Il contratto si articolava su dodici punti ed il primo prevedeva la costruzione di una scalinata di accesso alla torre e un arco di sostegno alla nuova balaustra a ridosso della muraglia. Il secondo prescriveva di coprire con una volta l'arco addossato al torrione e di aprire una porta "per mezzo la sudetta muraglia". L'articolo quarto prescriveva la costruzione di una "loggia nella publica piazza sopra al sudetto nuovo arco, con parapettata e cornice alla parte di sopra". L'articolo sei prevedeva la erezione di "due pilastri dal pavimento della prima piazza al piede piano della seconda". Questo articolo ci dimostra che piazza sant'Oronzo e piazza san Francesco, la prima esterna alle mura e la seconda interna, fossero su due quote differenti e che per essere raccordate necessitasse la erezione dei pilastri su cui far poggiare parte della nuova struttura. Il punto sette recita " Siano tenuti fare una loggia a torno il torrione, con parapettata e cornice sopra e cordone a basso, con quattro fiaccole a torno". Il capomastro doveva anche " fare quella quantità di chiancatura che necessita a torno la loggia e sopra la lamia dell'orologio". Per il reperimento dei pezzi, mastro Trinchera poteva avvalersi di quelli ricavati dall'abbattimento di una costruzione situata a ridosso del torrione, oppure ne poteva ordinare di nuovi a mastri zoccatori. L'ultimo punto è poi di fondamentale importanza perché comporta l'intonacatura del nuovo corpo di fabbrica e la scialbatura: "s'offeriscono esso comparente e compagni di fare e cazzafittare la parapettata intiera del fabrico verso la Piazza di S. Francesco, come pure cazzafittare la detta bottega e le dette cazzafitte debbano essere in bianco". La torre dell'orologio edificata da mastro Trinchera e da altri mastri al suo servizio fu abbattuta nel 1840 e venne ricostruita su progetto di dell'architetto Domenico Ciraci. Nel 1870, per l'ampliamento dell'attuale Piazza della Libertà, anche la torre dell'orologio dell'architetto Ciraci fu abbattuta e di essa restano soltanto alcune rare immagini in foto d'epoca. La torre settecentesca, invece, si trova disegnata in un dipinto a tempera situato nel santuario di campagna di sant'Oronzo e mostra perfettamente le caratteristiche architettoniche non solo della stessa torre dell'orologio ma anche di tutti gli altri edifici che erano stati edificati nei pressi. Il capitolato d'appalto sottoscritto dai pubblici amministratori e da mastro Trinchera fornisce un'esauriente chiave di lettura intorno alle costruzioni realizzate nel XVIII secolo sopra le cortine murarie e sulle torri cittadine e rivela le caratteristiche fondamentali degli stessi edifici che non erano mai sprovvisti di intonaco e di calce. I novelli restauratori delle mura hanno invece completamente trascurato questo fondamentale dato che la storia ci ha testimoniato non solo tramite i documenti d'epoca ma anche attraverso immagini pittoriche raffrontabili con le zone non ancora sottoposte ai lavori di consolidamento e restauro. A corroborare ulteriormente le nostre argomentazioni intorno all'effettivo stato dei luoghi prima che fossero effettuati gli interventi sulle facciate degli edifici che a decine prospettano su viale Oronzo Quaranta, possiamo produre una montagna di documenti scovati in numerosi archivi pubblici e privati. Ma crediamo sia importante osservare quelle stesse costruzioni e dal versante di viale Oronzo Quaranta e da via Bixio Continelli e Stefano Trinchera fino al Largo Madonna della Stella, per rendersi conto dell'anomalia di quelle costruzioni completamente scorticate da un lato e invece protette dall'intonaco e dalla calce dall'altro. Avremmo anche potuto stendere un velo pietoso in ordine al restauro delle mura, ma visto che quanto è accaduto ha trovato l'avallo della Soprintendenza ai Monumenti di Bari ed anche di un direttore artistico, attendiamo di poter leggere e commentare le relazioni prodotte in merito dall'una e dall'altro.