L'abbattimento delle mura determinò un generale cambiamento dello stato dei luoghi ed una risistemazione delle aree urbane interessate dalla presenza delle strutture difensive. Sorsero così sulle antiche preesistenze numerosi edifici adornati con portali rococò e con lunghe teorie di logge guardanti l'Adriatico. Si distinsero nell'opera di ricostruzione figure di notevole rilievo nel panorama degli architetti, degli ingegneri e delle maestranze pugliesi attive nel secondo Settecento; tra costoro meritano di essere ricordati l'ingegnere Giuseppe Palmieri, gli architetti Giuseppe e Carlo Fasano, i capomastri Nicolantonio Maldarella e Giuseppe Trinchera, gli ingegneri Francesco Paolo Trinchera e Michele Ciraci. Dalla fine del Settecento fino ai giorni nostri, gli interventi eseguiti nel perimetro del centro storico di Ostuni sono diventati sempre meno frequenti ed è pertanto ancora leggibile il volto tardo barocco impresso ai numerosi edifici presenti in città.
Del periodo angioino ed aragonese vi sono testimonianze fondamentali rappresentate dalle torri, dalle due porte medievali superstiti e da qualche scatola muraria antica. Furono invece colmati i fossati risalenti al XV secolo ricavati a protezione delle mura ed al loro posto si ebbero minuscoli orti lavorati fino a quando non fu realizzato il viale Oronzo Quaranta. Tutta l'area sottostante le antiche mura riveste un'importanza fondamentale per l'archeologia, poiché conserva ancora inesplorata al di sotto degli orti una necropoli messapica poco nota. Dopo i rinvenimenti di tombe contenenti ricchi arredi funerari verificatisi tra la fine del Settecento e gli inizi dell'Ottocento, che tra l'altro suscitarono l'interesse del grande storico tedesco Teodoro Mommsen venuto in Puglia a visitare i siti e le scritte messapiche, un forte impulso all'esplorazione fu dato dallo storico e archeologo Ludovico Pepe, autore di celebri opere sull'antica Egnazia e su Pompei.