Fino a poco tempo addietro, si riteneva che fosse stato un ricco signore di Ostuni, don Pietro Sansone, a commissionare la costruzione della statua in argento avvenuta nel 1788 a Napoli, sua città di origine. Recenti e più approfondite ricerche condotte dallo storico locale Luigi Greco, hanno permesso di stabilire che l'iniziativa non fu presa in prima persona da Pietro Sansone, come si era da sempre creduto, ma dai vaticali, una sorta di "corrieri" dell'epoca, che trasportavano le merci su carri trainati da cavalli. I vaticali, devoti al loro protettore come tutti gli ostunesi, fecero un accordo con il loro datore di lavoro: avrebbero accantonato parte del guadagno loro dovuto, fino a raggiungere la somma di 4.000 ducati necessaria per la costruzione della statua. Venne incaricato per l'esecuzione dell'opera, Luca Baccaro, artista napoletano. A capo dei 43 ostunesi, molti dei quali erano vaticali, c'era un altro notaio, Felice Giovine. Loro intendimento era quello di costituire un'associazione di volontari che avrebbe sostenuto le spese per onorare al meglio sant'Oronzo. Quando la statua giunse a Ostuni, fu scortata a cavallo proprio dai vaticali che, grazie al loro solerte lavoro, contribuirono alla crescita economica che contraddistinse la seconda metà del settecento. Negli anni precedenti infatti, per vari motivi, la manifestazione era andata via via impoverendosi, così che rischiava addirittura di non essere più svolta. Dunque quei 43 cittadini, si impegnarono a sostenere personalmente tutte le spese necessarie, in ragione di 6 ducati l'anno a testa, per un totale di 258 ducati da spendersi in musica, fuochi d'artificio e quant'altro fosse servito alla degna riuscita della manifestazione. Gli stessi sovvenzionatori, avrebbero costituito il gruppo di cavalieri a scorta del santo.
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