Ho appreso solo ieri sera della tua scomparsa e mi sento davvero male per non averti potuto salutare per l'ultima volta. Forse, avresti detto tu, è stato meglio così. Forse avresti desiderato che io e altri, ti ricordassimo come sei sempre stato: curioso, attento, scrupoloso, mai volgare.
Ricordo quando ci siamo conosciuti. E' stato a casa mia. Una cena per mettere a punto il progetto per la realizzazione di filmati su Ostuni. Avevo pensato di trovarmi di fronte il solito professore spocchioso e altezzoso. Mi sbagliavo: fu una delle serate più divertenti che abbia mai passato. Fossi qui, ti ricorderei quando a momenti cadesti dalla sedia per le risate (io ero già per terra). Da allora, ci siamo visti spesso e sempre si è ripetuto il 'rito' magico del gran ridere che faceva da insostituibile collante alla nostra amicizia. Appena saputo, ho subito rivisto i tanti filmati che giravamo quelle sere, quasi che il vederti lì, potesse esorcizzare la terribile notizia che avevo appena saputo. Non ce l'ho fatta a finire di vedere il primo...
Poi questo sito e la tua solita, cordiale, disinteressata, erudita e fondamentale disponibilità. Con il tuo apporto, www.ostuni.eu è diventato un punto di riferimento culturalmente valido. Uno spazio PIENO della tua sapienza e non il solito ammasso di notizie rabberciate qui e là alla men peggio.
Ricordo i tanti incontri con Raffaele Nigro, i suoi tentativi di portarti a collaborare a progetti apparentemente di più ampio respiro, rispetto al tuo certosino, costante, instancabile lavoro di storico locale. Anch'io credevo che fare quel passo, potesse significare per te una degna ricompensa al tuo straordinario talento. Per questo non mancava occasione che ti pungolassi esortandoti a fare quel passo. Tu, invece, eri fermo sulle tue posizioni. Ti dissi che stavi sbagliando, poi capii che ero io a non vedere la grandezza di quello che facevi. Non per umiltà, nè per mancanza di autostima. Tutt'altro: che fine avrebbero fatto le ricerche storiche su questa parte di Puglia che così amavi, se ti fossi occupato d'altro? Questo fa grandi gli uomini come te.
Poi la malattia, vissuta come era da par tuo: con dignità e senza mai far trapelare ansia e disagio.
Grazie Gino.
Franco Sponziello