Il 19 agosto del 1558, Ostuni è venduta al marchese di Trevico, Ferdinando Loffredo, per 55.000 ducati. Nel 1559, versati 40.000 ducati per il riscatto, viene dichiarata di Regio Demanio inglobando i feudi di Ficazzano, Chiobbica e San Salvatore. Viene anche sancito che "nulla sarebbe stata qualunque vendita o cessione e che porterebbe i cittadini ad opporsi a mano armata, senza incorrere in nota infame di lesa maestà". Ancora una volta questo privilegio ha vita breve, visto che il 14 dicembre 1639 Giovanni Zevallos prende possesso della cittàper 60 ducati a fuoco (a famiglia). La famiglia Zevallos è l’emblema della tirannia più assoluta, avendo soverchiato gli ostunesi, dal 1639 al 1815. In particolare Giovanni viene descritto come "esempio di egoismo e di rapina, prototipo della corruttela del secolo, uno dei doni del malgoverno spagnolo" Si diceva che la storia si ripete. Infatti Giovanni Zevallos, di origini iberiche, spunta dal nulla e, grazie a commerci spesso illeciti, mette su una ricchezza enorme, comprando anche il titolo di duca (beh, sembra quasi di essere ai giorni nostri!). Inizia a farsi conoscere sin dal primo anno, con misfatti nei confronti dell'Universita cui toglie la Mastrodattia delle tre difese, Chiobbica, San Salvatore e Ficazzano e dei proventi della corte del Capitano. Infligge decurtazioni varie agli uffici del Camerlengo e giudice della Bagliva. Rivede a suo favore la decima delle vettovaglie, la tassa di bonatenenza dovuta all’Università di Cisternino e fa suoi la masseria di Ponticelli e il palazzo Siccoda. Per mezzo di notai e di sindaci a lui venduti, lacera e distrugge tutte le scritture della città, specie quelle del grande Archivio. Prostra a tal punto Ostuni, da rendere quasi impossibile il diritto di rivendicare il Perpetuo Regio Demanio. Il duca Giovanni fa costruire a Napoli un palazzo talmente sontuoso da suscitare la gelosia del Vicere, Duca d’Arcos. Quel palazzo, però, viene saccheggiato e un poi dato alle fiamme nel 1647, dal popolo infuriato e desideroso di sfogare il suo odio per l’usurpatore, che si era arricchito col sangue della povera gente. Riferiscono in proposito le cronache, che "il duca stesso vi sarebbe perito d’archibugio o di capestro, se non si fosse rifugiato in tempo nel Castel Nuovo a Napoli. Dopo questa rivolta i suoi affari vanno a rotoli; gli vengono sottratti valori che ascendevano a quell’epoca a ben centomila scudi". Successero a Giovanni Zevallos, Francesco che governò dal 1657 al 1694; Bartolomeo dal 1694 al 1752; Francesco dal 1752 aI 1784; quest’ultimo fu costretto ad abdicare in favore della figlia Carmela, con la quale (non avendo eredi maschi), la famiglia Zevallos si estinse. Riportano le cronache del tempo: "Con l’ultima, Carmela, erano finite la ricchezza e la potenza del casato, accumulate male, erano finite male, non per rovescio di fortuna improvviso e violento, ma sotto i ripetuti e poderosi colpi di una giustizia punitrice e inesorabile" Maria Carmela, ultima discendente degli Zevallos, muore povera nel 1815 e con lei si chiude una delle pagine più esecrabili della storia di Ostuni. Libertà, fraternità, uguaglianza, sono le parole d’ordine della rivoluzione francese che fa sentire i propri influssi positivi già nel 1799, durante la tirannia degli Zevallos ma, sconfitto Napoleone a Waterloo, per effetto della spartizione voluta dal congresso di Vienna, il nostro territorio viene di nuovo assegnato a Ferdinando IV, che ritorna sul trono col nome di Ferdinando I. Il dominio dei Borboni dura fino al 21 febbraio 1860, quando Francesco II (‘Franceschiello’), viene cacciato da Garibaldi. Le continue occupazioni cui Ostuni è stata sottoposta nel corso dei secoli, rappresentano verosimilmente la ragione per la quale, anche durante il dominio borbonico, Ostuni è sede di decisive cospirazioni contro l'ennesima prepotenza. Gli ostunesi, insomma, sembrano davvero aver raggiunto ogni ragionevole limite di sopportazione, così nel 1820 viene costituita una ‘vendita’ carbonara, cui facevano parte sessanta cittadini appartenenti ad ogni ceto sociale. A capo dei patrioti, Antonio Maresca che, a dimostrazione dell’unanime consenso popolare e del comune e ormai inarrestabile desiderio di emancipazione, si avvale anche della preziosa collaborazione di sacerdoti quali, tra gli altri, Vito Oronzo Anglani, Francesco Greco e Pasquale Melpignano. Nel 1833 viene fondata una sezione della Giovine Italia, ad opera di Giovanni Calcagni, priore dei Carmelitani, cui aderiscono Giuseppe Cibaria e Francesco Trinchera Senior. I gruppi di cospiratori nascono spontanei e, quasi contemporaneamente a quella di Giovanni Calcagni, viene costituita un’altra cellula carbonara, voluta da don Angelo Oronzo Tamburini, personaggio carismatico non solo per gli ostunesi, il quale diventa il punto di riferimento di tutte le azioni contro i Borboni. Il 26 giugno 1860, Ostuni fu la prima città della Puglia ad abbattere gli stemmi borbonici. Il colonnello Camillo Boldoni costituisce il governo provvisorio nazionale in nome di Vittorio Emanuele II e di Giuseppe Garibaldi ed anche Ostuni proclama il suo governo provvisorio locale, coordinato dai patrioti Ferdinando Ayroldi, Giovanni Calcagni e Giuseppe Orlando. L’ultima battaglia per la libertà, venne combattuta di lì a poco quando gli ostunesi affrontarono sconfiggendolo, l’esercito borbonico proveniente da Bari. Dopo secoli di avvilenti sottomissioni, Ostuni era finalmente libera!



Lo stemma della famiglia Zevallos. Inizio via Cattedrale, Ostuni
Lo stemma della famiglia Zevallos. Inizio via Cattedrale, Ostuni
Ferdinando I
Ferdinando I
Francesco II
Francesco II
Giuseppe Garibaldi
Giuseppe Garibaldi
Vittorio Emanuele II
Vittorio Emanuele II